Il prezzo del petrolio consolida dunque la risalita, dopo il crollo legato alla crisi internazionale i future del greggio sono in continuo movimento verso l’alto. La spinta viene ricevuta dalla perdita del dollaro (come nel 2008), dall’aumento delle importazioni di greggio in Cina e dalle basse riserve americane in essere rispetto al passato.
Dal punto di vista geologico non dimentichiamoci che le estrazioni facili del petrolio avranno un esaurimento dei giacimenti, quindi è verosimile che i prezzi saliranno per compensare le spese dell’estrazione del greggio “difficile”, che non viene oggi estratto per gli alti costi. Ovviamente le compagnie petrolifere per investire nello sviluppo di nuove tecnologie di estrazione si devono finanziare: non rinunciando ai margini cui sono abituate. Insomma, stringi stringi se il petrolio ha ripreso a volare è colpa ancora dell’imbuto: la parte larga è la domanda e la parte stretta la produzione. Probabilmente ci ritroveremo anche per queste ferie estive a fare il pieno spendendo dei bei soldini come l’anno scorso. La buona notizia è che - con uno scenario del genere - lo spazio per lo sviluppo delle fonti rinnovabili si allarga sempre di più e gli stati stanno prendendo coscienza che lo star a guardare può essere letale.
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