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mercoledì 26 novembre 2008

AL MIO AMICO


Una lettera, dedicata ad un amico che gioca in una prima squadra di rugby, visto con gli occhi di un bambino del mini rugby.

Al mio amico
Amico Mio, ti ho visto una domenica, quando sono tornato a casa dopo un torneo, era tardi ed ero stanco, mi scappava la pipì. Sono entrato al Club e tu eri là con il tuo allenatore e tutta la squadra, non vi avevo mai visti tutti insieme fuori dal campo. Mi batteva forte il cuore e mi sono fermato a guardarti. Tu guardavi la partita in tv, ma speravo che alzassi gli occhi su di me e sorridendo mi chiedessi come era andata. Ti avrei raccontato di quanto erano grossi gli avversari e della paura che mi facevano quando venivano verso di me. Ti avrei detto che avevo placcato bene anche se uno mi era scappato ed aveva fatto meta. Sai, ho preso anche una botta e mi veniva da piangere, io non volevo farmi vedere ma le lacrime venivano giù da sole; mi hanno fatto una rabbia! È vero che un rugbista non piange mai? L'allenatore me lo dice sempre, io però ci credo poco; vorrei sapere da te se è proprio vero. Ma tu da piccolo come giocavi? A me cade ancora la palla. Come hai fatto tu ad imparare a passare, a placcare, a rialzarti velocemente per sostenere un compagno? Io non ci riesco, il mio allenatore mi dice che lo imparerò, ma io non ne sono tanto sicuro. Sai, quando vado a scuola o al campo giochi, vorrei raccontare a qualcuno quello che faccio. Dove abito io però, fanno tutti calcio. A volte i bambini ridono di me e non mi fanno giocare con loro, vorrei sapere se anche tu da piccolo eri solo come me. A volte vorrei andare anch'io a calcio così sarei come gli altri. Un giorno, durante l'allenamento, ho visto un tuo compagno di squadra entrare in campo e salutare un mio amico. L'ho invidiato da morire; poi quando ho guardato il mio amico aveva uno strano sorriso ed era tutto rosso, mi pareva anche diventato più alto. Vorrei che succedesse anche a me, ti vorrei ai miei allenamenti a spiegarmi dove sbaglio e a correre con me. Il mio allenatore è bravo, ma voglio dirti un segreto! Secondo me non ce la fa più a correrci dietro. Vorresti essere mio amico? Racconterei a tutti i miei amici di te, di quanto sei importante per la squadra, di tutte le cose che imparo guardandoti. Direi tutte le domeniche a papà : "Devo andare alla partita. Il mio amico mi aspetta, devo tifare per lui". Un bambino qualsiasi del mini rugby

lunedì 20 ottobre 2008

IO SONO PERCHE’ NOI SIAMO……..ECCO LA SQUADRA DI RUGBY



Oggi mi sento di ricopiare questo pezzo che ho trovato a spasso per la rete e che condensa perfettamente le motivazioni del perché ritengo che i bambini debbano provare almeno una volta il gioco del minirugby che non è assolutamente violenza e consacrazione della forza fisica, di seguito: “Diverse sono le motivazioni che ci portano a sostenere la pratica e la diffusione dello sport nel rugby a livello giovanile. Tra queste riteniamo senz'altro più importante il ruolo profondamente educativo di questa pratica sportiva della quale i concetti di solidarietà e rispetto costituiscono l'essenza stessa. Il rugby infatti è uno sport collettivo e di contatto, dove non è possibile nascondersi o fuggire il confronto con l'avversario e proprio per questo si deve essere sempre pronti ad aiutare il compagno in difficoltà nella certezza che tutti i compagni sono pronti ad aiutarti nel momento del bisogno. E questo aiuto reciproco, costante e totale, vale per tutti, indipendentemente dalla bravura del singolo: io sono perché noi siamo.

lunedì 22 settembre 2008

Equinozio d'autunno 1963 - Profezie di rugby al bar


Di solito si comincia a giocare a rugby per colpa di un parente: padre, cugino, zio, fratello. Se si riesce a evitare il ricatto del sangue, si rischia di essere adottati dall'ovale solo perchè si è stati scaricati da tutti gli altri palloni (calcio, basket, pallavolo ....).
C'è chi ha iniziato perchè nei dintorni non esisteva neanche mezza alternativa, o perchè il campo era sotto o dietro casa. Va bene lo stesso!!
Oggi il contagio da rugby avviene con mezzi più subdoli, come la scuola (qualche volenteroso insegnante di ginnastica, magari anche un bidello) e gli amici. Di certo nessuno comincia a giocare a rugby perchè pensa di poter diventare un giorno ricco e famoso.
Sarebbe la rovina sua, e soprattutto del rugby.
Bisognerebbe inventare il rugby per bambini e lo si potrebbe chiamare minirugby. Dai sei ai quattordici anni, prima di cominciare il rugby vero e proprio. Naturalmente nessuno vieta di inizare a giocare a rugby in tarda età. Siccome chi comincia, poi non molla più, andrà a finire che la federazione metterà un limite finale verso i quarant'anni.
Fatta la legge trovato l'inganno. oltre i quaranta si diventa "veci". Gli inglesi direbbero "old" e da "veci", sorry "old", non si avrebbe più vincoli anagrafici.
Giulio dame 'na zagoga!!!